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Come farsi una cultura mostruosa (di riserva)

Maurizio Crippa

La gaffe sulla geografia di Di Maio e il "secondo lavoro" di Conte. Le fake news hanno contagiato anche i grandi giornali 

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"Voglio chiarire che il ministro Di Maio sa bene che Matera è in Basilicata, ci mancherebbe, anzi, mi ha fatto la domanda perché conosce talmente bene che Matera è in Basilicata che mi ha chiesto: ‘Che state facendo per sostenere lo sforzo di Matera capitale europea della cultura?’”, ha chiarito tonitruante il presidente pugliese Michele Emiliano. E non c’è più da dubitare, a questo punto, che il ministro del meno lavoro per tutti Giggino Di Maio la stessa domanda la farà a chiunque, persino al presidente della Val d’Aosta, o alle associazioni dei commercianti che la domenica avranno presto tempo libero da devolvere in cultura. Insomma era una fake news della più bell’acqua, la storia della gaffe sulla geografia.

 

Ma siccome c’è un mondo di giornali che andrebbe mandato al macero, altro che fargli avere la pubblicità degli enti pubblici, le fake colpiscono dove vogliono, e inzuppano il biscotto nel nervo scoperto dei governi populisti: la cultura. Va detto che aveva iniziato il New York Times, così obnubilato da Trump che ormai spara nel mucchio mondiale, ovunque si muova un politico avverso: “Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva?”, aveva titolato sulla (fake?) news che il premier Giuseppe Conte stava preparandosi a un concorso per diventare professore universitario. Che roba brutta, che hate speech da quattro soldi. Tanto che Conte ha dovuto chiarire, in diretta Facebook, che ormai si usa così. “Rinuncio. Opero questa scelta per ragioni di personale sensibilità”. Eh sì, la sub-cultura delle balle ha finalmente trovato un argine. Culturale.

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