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Quando c’era Mina

Maurizio Crippa

L'anniversario di una voce che misteriosamente s’è resa invisibile. Il 23 agosto, faranno quarant’anni esatti che la cantante s’è nascosta

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Forse non sarà il giorno adatto, ma i lutti e gli anniversari seguono calendari loro e non vogliono sentire ragioni. Non sarà il giorno giusto, a Genova stanno ancora scavando sotto alle macerie e a Detroit hanno appena cominciato a sciogliere tutte le lacrime, le lacrime del Soul, per Aretha che se n’è andata. Ma sia quel che sia, l’anniversario che ha qualcosa da dirci è lì che aspetta. L’anniversario di un’altra voce – altrettanto inconfondibile, almeno per noi, di quella di Aretha Franklin – che non se n’è andata, ovvio che no, ma che misteriosamente s’è resa invisibile. Il 23 agosto, faranno quarant’anni esatti che Mina s’è nascosta, ha smesso di fare concerti. L’ultimo fu a Bussoladomani, nel 1978, e oggi sappiamo che non fu una scelta di zucca o di coscienza, tipo l’eremitaggio di Greta Garbo, ma fu una broncopolmonite. Una cosa più banale, diremmo noi ma mica siamo cantanti, però inguaribile come un’incrinatura: non nella voce ma nel cristallo dei pensieri, per un’artista così. Mina continua a cantare, e la sparizione di un senso, la vista, in fin dei conti è soltanto un surplus di magia, per le orecchie. Ma il messaggio dell’anniversario, per noi italiani, è però forse questo, portato su un’altra nota. La Versilia, gli scampoli degli anni Settanta, l’addio senza preavviso di Mina raccontano la cesura di un’Italia, se non spensierata, che però cantava, quando poteva se la spassava, ma soprattutto credeva, o sperava, che prima o poi se la sarebbe spassata. Era quell’Italia là. Poi, siamo arrivati noi. 

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