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CR7 baby boom

Maurizio Crippa

Senza l'Italia ai Mondiali si fa l'amore. Poi però ecco il benvenuto di Vladimir Luxuria a Cristiano Ronaldo

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A furia di wags da calendario, foto di Wanda Nara, narrazioni probabili e improbabili sulla collezione di flirt di CR7, più lunga di quella dei Palloni d’oro, l’unica cosa del calcio che anche i ragazzini di dodici anni hanno capito è una e una sola. No, non che col calcio si fanno un sacco di soldi. Ma questo: col calcio si scopa da Dio. C’è un’evidente liaison tra le due attività ludiche. In questi Mondiali bellissimi anche e soprattutto per la mancanza dell’Italia lo ha scoperto pure la Chicco, premiata ditta dei prodotti per l’infanzia. Ci ha fatto uno spot che gronda retorica nazionale come non si vedeva dalle campagne demografiche del duce, o della Lorenzin: “Per la prima volta in 60 anni, nel 2018, l’Italia non gioca il mondiale: una tragedia”. Tragedia? Tragedia perché, pare, ogni volta che l’Italia ha vinto una Coppa gli italiani ci hanno dato dentro, così siamo diventati la nazione del baby boom.

 

E allora adesso, per tornare ad essere bravi al football, lo spot invita a tornare a darci dentro. Servono milioni, anzi “trilioni” (beh, questa manco Lorenzin) di bambini. “Facciamolo per l’Italia”. Lo spot è azzeccato, per quanto meno realistico di Crozza sulle nuvole. Ma poi succede questo. Arriva CR7, e si becca il benvenuto di Vladimir Luxuria: “Solo se sei un calciatore forte puoi aver fatto ricorso alla Gestazione per altri (volgarmente detta maternità surrogata) ed essere tollerato. Consiglio ai #gay la carriera del calcio”. Vabbè, se non volete farlo per l’Italia, almeno fatelo per lo spettacolo.

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