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Il Premio Strega, la versione letteraria di Rollig Stone

Maurizio Crippa

L’unico titolo che tutti sono riusciti a fare sulla vittoria di "La ragazza con la Leica" era: ha vinto una donna. Manco avessero premiato Asia Argento

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Per ciò che riguarda i danni letterario-mondani provocati al premio del liquore giallo dal neo potere verde-giallo, rimandiamo all’articolo di Michele Masneri). Vale forse la pena di aggiungere qualcosa, sui tic che invece l’opposizione cultural-beneducata ha già introiettato, quasi fossero i nonni colti di Rolling Stone. Già ieri c’era da notare, sogghignando, che l’unico titolo che tutti erano riusciti a fare sulla vittoria di La ragazza con la Leica era: ha vinto una donna. Manco avessero premiato Asia Argento. Poi arriva Stefano Petrocchi, letterato preparato e direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, il padrone di casa, che mette su Facebook un commento così: “‘Vengono in Italia a rubarci i premi letterari’, qualcuno l’avrà già scritto o forse sta per scriverlo”. Perché Helena Janeczek, vincitrice, è nata a Monaco da genitori ebreo-polacchi, sebbene viva in Italia da anni, e in tedesco ha scritto solo poche poesie. Rassicuriamo Petrocchi: nessuno lo ha scritto, anche perché i sottosegretari della Lega i libri non li leggono, e i Cinque stelle lo Strega manco sanno cos’è. E’ parlare a vanvera. Solo che poi il capo-fondazione raddoppia, ed esalta un articolo su Internazionale.it di Igiaba Scego, scrittrice italosomala, che si intitola: “La vittoria di Helena Janeczek allo Strega va oltre la letteratura”. Ma perché? E che vuol dire “era il libro giusto”? Anche Maria Bellonci mescolava storia e romanzo. Ma era donna di mondo, e oggi incenerirebbe tutti, col suo famoso e temutissimo sguardo, se dicessero, di un suo romanzo, che “era il libro giusto”, anziché bello.

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