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Rolling Stronz

Maurizio Crippa

“Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice” recita la copertina di Rolling Stone Italia, con un’ardita iniziativa

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Essere la succursale italiana di una gloriosa rivista rock-libertaria del tempo che fu, ma che proprio fu, essere Rolling Stone Italia, cioè, è un’ineluttabile condizione dell’essere che bisognerebbe tenere presente. Per evitare acrobazie improbabili. La copertina arcobaleno (fantasia, eh) con la scritta (da okkupazione del Mamiani) “Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice” bisogna avere lo status per reggerla, e la credibilità politica per permettersela. Se non sei il New Yorker, se ti occupi di canzonette (ah sì, di cultura giovanile, per carità. Però dai, cazzo… la cultura giovanile: sono loro che votano Lega, no?) quello dovresti fare. Un simpatico hashtag #sonosolocanzonette. Non stiamo qui a parlare dei musicians che hanno aderito all’ardita iniziativa, qualunque democrazia ha la sua classe “intellettuale pop” che si espone per le giuste cause politiche. Solo che loro hanno Susan Sarandon, o Roger Waters, che noi del Foglio lo critichiamo sempre, ma è uno che la Storia del Rock gli ha dato il diritto di dire quel che vuole. E Rolling Stone Italia ha Emma Marrone, Caparezza, Lo Stato Sociale. Come dire l’opposizione politica di Rita Pavone e di Antonello Venditti. Un disco per l’estate. Non è questione neppure di linea politica, siamo quelli del no pasaran. È questione di essere seri e fare il proprio mestiere. Ma se sei il Sorrisi & Canzoni del pop-rock, quella frasetta, “chi tace è complice”, fa ridere.

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