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Una fiaba in Thailandia

Maurizio Crippa

Il ritrovamento dei dodici ragazzini e del loro allenatore dispersi in una grotta, come il racconto del Pifferaio di Hamelin

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Nove giorni fa dodici ragazzini thailandesi di una squadra di calcio, tra gli undici e i sedici anni, e il loro allenatore erano entrati in una grotta, chissà a far cosa, una gita o un’avventura. Un labirinto di chilometri di grotte, anzi, nella regione di Chiang Rai, al confine con il Myanmar e il Laos. Ma era venuta la pioggia, tutte le uscite allagate, ed erano rimasti sepolti là dentro, inutili ricerche e soccorsi. Nove giorni e nove notti. Una storia terribile che non ha molto commosso, qui da noi, forse davvero stiamo diventando cattivi.

 

Ma la notizia che luendì li abbiano ritrovati tutti vivi, e stanno bene, è di quelle che allargano il cuore, fanno pensare ai miracoli, o alla grandezza delle fiabe paurose, quando finiscono bene. E chissà come hanno passato quei giorni e quelle notti. O come quel giovane uomo si è preso cura di loro, per tenerli vivi, per tenerli calmi. Forse gli avrà detto è solo un gioco, un’avventura, una di quelle prove di coraggio che servono a diventare adulti. O forse gli ha raccontato una favola. E’ un peccato non conoscere le favole che si raccontano ai bambini thailandesi. Da noi ce n’è una, è una versione meno nota e a lieto fine del Pifferaio di Hamelin. Racconta che i bambini della città, che furono intrappolati nella grotta da quel mago malvagio, alla fine riuscirono magicamente a liberarsi e a uscire. Come è accaduto a loro. E chi vuole ringrazi il suo Dio, chi vuole dica che ogni tanto la vita è bella, chi vuole dica che sono belle le fiabe come I bambini di Hamelin. O come si intitolerà, nella versione thailandese. Che esiste senz’altro, è troppo bella per non esistere.

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