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Sarà peggio diventare lesbica all’università o “neutra” al Quirinale?

Maurizio Crippa

L’ateneo di Udine, una lettera del padre, la "piaga del gender" e una domanda

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Da nove mesi l’ha perduta, questa figlia bianca e vermiglia, non la vede, non la sente, non sa più nulla, questo papà lacerato. E nel dolore non si entra, sul dolore non si scherza. Non che sia morta, o sia stata inghiottita dal Nulla come le ragazze di Hanging Rock, questa ventiseienne. Solo che da “nove mesi vive in simbiosi (parassitosi sarebbe più corretto) con un’altra sodomita come lei”, ha scritto il papà a un sito online, “letteralmente fagocitata dalla piaga del gender e dell’omosessualità dilagante”. E nemmeno sulle concezioni del mondo e della vita, bisognerebbe entrare. Solo che la colpa, in questa storia che viene dal Friuli (non dite che è colpa della Serracchiani, aspettate) secondo il papà non è solo dei tempi, e dei costumi. E’ dell’università di Udine. Perché è per colpa dell’ateneo che “potrebbe essersi concretizzata in lei questa perversa pazzia”. Dacché l’università in cui la figlia studia è l’unica in Italia a prevedere il doppio libretto per gender (forse bastava la doppia nazionalità friulana/giuliana) e lì deve essere stata adescata da militanti dell’ideologia Lgbt. Alla ragazza di Un complicato atto d’amore di Miriam Toews era servito molto meno, per fuggire dalla sua patria natale mennonita. Ma ammettiamo pure, sarà colpa dell’università. Però se la poveretta avesse frequentato il Quirinale, e vedi un po’, diventava “neutra”?

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