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Winnie Mandela e i colori multiformi del carisma

Maurizio Crippa

Multiforme e piena di contrasti violenti e cangianti come i suoi abiti, come i suoi copricapi, ingombrante sul palcoscenico della vita come solo certe donne predestinate possono essere è stata persino troppe cose

Si può parlare di Winnie Mandela in poche righe? Ovvio che no, tutti i giornali del mondo lo faranno con più cognizione di causa. Serve farlo in una rubrica? Magari no, se non fosse che quando si chiude l’ultima pagina dei libri di storia così lunghi è da stupidi non essersi fatti un’opinione di quel che vi si è letto, o trattenere un ricordo. Winnie Madikizela-Mandela, a lungo “madre della patria”, a lungo moglie di Nelson, di Madiba il padre del Sudafrica nero e libero, è morta a Johannesburg a 81 anni. Multiforme e piena di contrasti violenti e cangianti come i suoi abiti, come i suoi copricapi, ingombrante sul palcoscenico della vita come solo certe donne predestinate possono essere, Winnie Mandela è stata persino troppe cose. E’ stata l’attivista dei diritti umani incarcerata e torturata, la moglie coraggiosa di un marito-capopopolo imprigionato. La sua portavoce più che ufficiale, sacrale. E’ stata una donna di potere pragmatico e anche oscuro. Le accuse, i processi, le condanne, persino per omicidio che hanno costellato la seconda parte della sua vita sono un elenco lungo altrettanto di quello degli atti di eroismo. Il primo pensiero, che non sempre è quello che conta, che viene in mente per Winnie Mandela è il misterioso ruolo che, nelle grandi democrazie che muovono i primi passi, sono destinati ad assumere i leader carismatici: quelli in cui non è facile, o possibile, distinguere gli ideali dal sotterfugio, o persino il bene dal male. Ma non vale, forse, soltanto per le giovani democrazie dell’Africa.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"