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Dagli al catalano. E allora arrestate pure Pep Guardiola

Maurizio Crippa

Non solo l'arresto di Puigdemont in Germania. Mino Raiola ha preso a bastonate l'allenatore del Manchester City peggio che la Guardia Civil i manifestanti sulle Ramblas

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Può darsi che i catalani siano davvero tutti così, gente che se la tira molto e sfida il mondo, ma poi quando il gioco si fa duro, invece che fare i duri cominciano a frignare. Come Puigdemont, che voleva fare la secessione ma poi se l’è data a gambe. E adesso che i crucchi l’hanno rinchiuso nella galera di Neumünster, che non sarà Stammheim ma comunque non fa onore all’Europa dei libero pensiero, non sa più che fare. Ma non parliamo di Puigdemont. Parliamo del fatto che ormai “dagli al catalano” è diventato uno sport di squadra. Ad esempio Pep Guardiola. Mino Raiola (come sono evocative, a volte, le assonanze tra cognomi, no?) l’ha preso a bastonate peggio che la Guardia Civil i manifestanti sulle Ramblas: “Pep Guardiola è uno zero assoluto. E’ un vigliacco, un cane. Il classico prete”. Che mai avrà fatto? Niente, è che Raiola ancora non ha digerito il fatto che Pep non volesse bene a Ibra. Cane, prete. Da un po’ di tempo, Pep ha preso la mania di presentarsi in giro con un nastrino giallo che vuol dire: libertà per i leader catalani incarcerati. Che, se stai tranquillo a Manchester, può essere pure facile. Comunque l’hanno multato. Manco si fosse vestito di nero per il #MeToo. Adesso però l’hanno attaccato, in conferenza stampa, perché non si batte anche per i detenuti degli Emirati Arabi, e lui, forse perché il suo padrone è uno sceicco, ha risposto: “Ogni paese decide come vuole vivere”. Ma forse gli frega solo della Catalogna: sarà un po’ sovranista. E allora, volete arrestare pure lui?

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