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La tragedia di Latina, i negoziatori che non siamo

Maurizio Crippa

Forse si doveva entrare, in quella casa, far intervenire le teste di cuoio. Ora abbiamo sulla coscienza quelle due bambine morte in più

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Forse in certi casi preferiamo aggrapparci ai film di Denzel Washington o di Kevin Spacey, oggi reprobo, quando fanno i negoziatori, gli specialisti delle psicologie bacate contro delinquenti o matti asserragliati con gli ostaggi, e di solito finisce tutto bene. E’ un mestiere che esiste nei film, o in America, ma ci fa sentire in pace con la coscienza. Fosse capitata a noi, con un nostro collega, la tragedia di Cisterna di Latina, siamo sicuri che saremmo stati eroi da film anche noi. Ma invece no. Dopo aver sparato alla moglie giù nel box, ieri Luigi Capasso, carabiniere in disgrazia, s’è chiuso in casa con le sue due bambine e la pistola d’ordinanza. Ore e ore, con altri poliziotti o carabinieri là fuori, sul balcone, a negoziare. Si conoscono tutti, è un paese. Vuoi che succeda l’irreparabile? E’ successo. Le ha uccise e si è ucciso. Mentre intorno c’era la canea dei social e della gente, gli insulti e i si sapeva che andava così, aveva scritto strane frasi su Facebook. Ma che sappiamo invece di quel che passa nella testa, o persino nel cuore, di uno? E magari lo conosci. Facebook è diventato il guazzabuglio del cuore umano, come lo chiamava Manzoni. E il guazzabuglio nella testa degli altri? Forse si doveva entrare, in quella casa, far intervenire le teste di cuoio. Fosse stato un altro, non un carabiniere, è probabile che lo avrebbero crivellato di colpi in un minuto. Ma era il mio collega, il vostro collega. Così ora abbiamo sulla coscienza quelle due bambine morte in più. E una mamma all’ospedale, forse se la caverà. E un giorno chiederà ai colleghi del marito: come è potuto accadere?

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