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Macron come Salvini

Maurizio Crippa

La strana coppia unita dal militarismo educativo: entrambi a favore del servizio militare obbligatorio. Scopo non belligerante, ma formativo

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Poi dite che Salvini non è, sotto sotto, europeista. Poi dite che Macron non è, in fondo in fondo, un sovranista. A tenerla unita, la strana coppia, c’è almeno questo: il militarismo educativo. Il presidentissimo napoleonico, che il soldato non l’ha fatto, ha annunciato che il servizio militare tornerà, “nazionale, obbligatorio e universale”. Da tre a sei mesi, anche per le ragazze. Scopo non belligerante, ma formativo: con la divisa e lo schioppo in spalla, i giovani potranno rafforzare il loro senso di appartenenza alla République e imparare rispetto, disciplina e fraternité.

 

La nostra sentinella lombarda, che già fu un fante, il ritorno alla naja obbligatoria lo ha messo in una proposta di legge. Lo vuole su base regionale (ohibò) per sei mesi: “Farebbe il bene di tante ragazze e ragazzi”. Per lui civile o militare è uguale, ma meglio militare: educa all’uso razionale delle armi, scongiurando le recenti tendenze al tirassegno. Salvini, poi, vorrebbe farlo fare soprattutto agli immigrati: rubando, a sua insaputa si suppone, il logo alla Legione Straniera. Ma i due guerrafondai non sono, si sentono educatori autorizzati. Ma se il sugo della faccenda è socializzare, e imparare a sentirsi parte di una comunità, non bastano le colonie estive dei Figli della Lupa, o i boy-scout, o la coscrizione obbligatoria in qualche Rotary Club? Ma soprattutto, vivaddio, avvertire o meno il senso d’appartenenza sarà o no un diritto individuale, tipo il suicidio? E poi dite che quello poco liberale è Kim Jong-un.

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