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Toni Negri, acrobata

Maurizio Crippa

"Meglio avere qualcosa che il nulla più completo. Angela Merkel, fatti avanti". Che ci arrivi il fu teorico della rivoluzione antisistemica, è qualcosa di straordinario

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Io di politica non è che ne mastichi, da specialista. Diciamo come ogni italiano, attanagliato nel suo disincanto. Ad esempio, su quella cosa che Di Maio ha detto, che è pronto alle larghe intese, sempre che sia vera (cioè l’ha detta: il problema è se l’ha anche pensata) alla fine mi è sembrata quasi normale. Si indigna per i salti mortali solo chi non ha mai considerato la politica dal punto di vista dell’acrobata. Però Negri. Toni Negri, inteso. Al netto di tutti i teoremi Calogero e di tutto il resto, persino della candidatura con Pannella, cose di un altro secolo, c’è questo. Che adesso Toni Negri va in giro a dire – il fu teorico della rivoluzione antisistemica e poi delle moltitudini antisistema e di quant’altro, purché antisistema – che è preoccupato per gli scenari del dopo 4 marzo in Italia: “Mi auspico che Bruxelles prenda le redini dell’Italia dopo il 4 marzo”. E ancora: “Per me la burocrazia europea è il grande nemico, però è meglio avere qualcosa, che il nulla più completo. Angela Merkel, fatti avanti”. Angela Merkel? Manco il Berlusconi rinsavito sarebbe arrivato a tanto. Ma che ci arrivi Negri, a questo, e ci arrivi dalla scorciatoia populista che “il sistema di partiti fa schifo”, ha qualcosa di straordinario. E il populismo antisistemico che fa un salto mortale, fino a diventare l’opposto di sé. Insomma, è l’acrobata. O l’essenza della politica.

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