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Chissà se esiste di meno il Molise, o il centrodestra unito

Maurizio Crippa

Con il Rosatellum, un frullo d’ali in Molise può decidere di una legislatura. Ed è qui che diviene centrale il presidente del Tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo

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Non cadrò nella trappola dei social, che andava di moda un po’ di tempo fa, di giocare con il Molise che non esiste. Esiste eccome, e si vota pure. Non cadrò neppure nel razzismo istituzionale di trascurare la legittimità, del suddetto voto. E non è più nemmeno il tempo d’azzardarsi a sostenere che l’elezione del presidente della Regione Molise sposti gli equilibri della politica nazionale quanto li sposta Bonucci al Milan. Anzi: con questo portento del Rosatellum, un frullo d’ali in Molise può decidere di una legislatura. Ed è qui che diviene centrale il presidente del Tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo, che il centrodestra unito (unito, il centrodestra) vuole candidare alla prima sedia regionale. E lui, uomo senz’altro per bene e dalla fluente prosa forense (“un apprezzamento ed un richiamo al senso di responsabilità nei confronti della mia modesta persona di umile servitore dello stato”) lo vorrebbe anche lui. Ma a un patto, che la sua candidatura sia frutto di una coalizione unitaria, di tutti i partiti, “per costruire grandi cose”. Un passo avanti e ben oltre il Nazareno, diciamo. Ma un magistrato. Per quanto. Candidato del centrodestra, l’esercito del Cav. E in coalizione unitaria. Mah. Sta di fatto che il centrodestra, forse attonito, tace. Tranne che dalle parti di Stefano Parisi, dove si sono messe a girare tutte le lampadine: “Oggi è necessario proporre agli elettori una offerta politica chiara e concreta sotto il profilo operativo”, dicono i suoi. Altro che un magistrato. Per quanto e bipartizan. Se c’è una cosa che non esiste meglio del Molise, è il centrodestra. Nazionale.

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