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Il Napoli bello e perdente spiegato bene: dai soldi

Maurizio Crippa

La miglior spiegazione tecnologica l’ha data Sandro Modeo sul Corriere: il City è una squadra al grafene, gioca nel futuro mentre gli altri giocano ancora a calcio. Ma c’è una motivazione più terra a terra

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Pep Guardiola è un intellettuale di tutto rispetto, si presenta nel dopo partita con la barbetta ingrigita e la t-shirt sotto il pulloverino, manco fosse della Silicon Valley o un prof dell’Erasmus a Barcellona. Ha fatto i complimenti a Sarri, dopo averlo malmenato 6 a 3 in 180 minuti. Complimenti sinceri, da intellettuale liberal: “Di fronte avevo uno dei più forti allenatori e una delle squadre più forti che ho mai incontrato nella mia carriera”.

 

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Del resto i due coach si vogliono bene, e Sarri vorrebbe far giocare il Napoli esattamente come le squadre di Guardiola: alla PlayStation. Sarri non è esattamente un intellettuale come Pep, ma la sua squadra gioca benissimo. E qui dunque partono, da una parte, gli sfottò per le squadre che più fanno un bel gioco e più perdono (ogni riferimento al Pd è puramente casuale). Dall’altra, il dibattito un po’ lunare sul perché il City vince e il Napoli no. La miglior spiegazione tecnologica l’ha data Sandro Modeo sul Corriere: il City è una squadra al grafene, gioca nel futuro mentre gli altri giocano ancora a calcio. Ma c’è una motivazione più terra a terra, più materialista nel senso di Carletto Marx. I soldi.

 

Essere l’allenatore della squadra dello sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan ti permette di avere i migliori, e se fai una sostituzione in panchina hai quantomeno un nazionale brasiliano. Se sei al City in difesa hai Stones, se sei al Napoli e si fa male Ghoulam devi mettere Maggio (non Joe DiMaggio, purtroppo). Mettete Guardiola al Chievo, non è detto che vincerà altrettanto. Togliete i soldi a Pep e finirà come Barcellona: non la squadra, proprio la città.

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