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Veneti che si liberano dei neghèr, senza referendum

Maurizio Crippa

Depistati i pericolosi invasori alla Maratona di Venezia. Föra di ball

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Chiudete pure la via balcanica; aspettate pure che il giovane Colonnello Kurz mandi gli armigeri al Brennero; mandate Marco “boots on the ground” Minniti a Tripoli bel suol d’amore. Tutti palliativi, camomille. I veneti, loro sì che sanno come fare. A depistare i neghèr, intendiamo. Astuti levantini, hanno trovato il sistema: senza uscire dall’Europa, e manco dalla Laguna. Senza spaventarci tutti come una nave dei Folli con i referendum alla catalana. Domenica 22, stessa data del plebiscito autonomista, guarda che furbacchioni, hanno organizzato la Maratona di Venezia, avanti e indietro per la Riviera del Brenta e su e giù da 14 ponti della Serenissima. E niente: di solito vincono loro, i neghèr. Da 22 anni. Ieri, come al solito, ce n’erano sei in testa, tutti africani. Poi, clamoroso colpo di scena. Sfruttando l’ingenuità degli extracomunitari, che non hanno letto Corto Maltese e non sanno che la Laguna è labirintica, gli hanno fatto un trappolone. E quelli, invece di imboccare un sottopasso pedonale, sono andati dietro alle moto apripista (guidate da incalliti venetisti, va da sé) e si sono persi su una ciclabile. Ecco depistati i pericolosi invasori. Föra di ball. Al traguardo è arrivato un italiano. Ha vinto lui, dopo 22 anni. E la faccenda avrà un po’ tranquillizzato quelli che temono la secessione. Ma un po’, forse, avrà lasciato di princisbecco i fedelissimi del doge Luca Zaia. Perché Eyob Faniel è italiano sì, però è nato ad Asmara, in Eritrea. Così, nel giorno del referendum veneto, quei levantini di Venezia hanno salvato l’Italia unita. E forse anche lo ius soli, perché no?

 

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