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Daphne, saltata in aria a Malta, e la percezione dei leaks

Maurizio Crippa

Che a un tiro di nave dal nostro paese, in un paese dell’Europa, fare la giornalista e farlo bene voglia dire essere ammazzati è un dettaglio che non ora non potremo ignorare 

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Aveva una bella faccia da film di Almodóvar, mediterranea e con una passione per gli orecchini smodati. Anche il nome, Daphne Caruana Galizia, profuma di Spagna, anche se è quello del marito, con cui aveva avuto tre figli. Spagnola non era, ma mediterranea sì: di Malta. Malta è quell’isola vicina che di solito associamo alle vacanze, più di rado a Caravaggio, e quasi mai al fatto che sia un membro dell’Unione europea e un partner cruciale, e spigoloso, in tante faccende, come quella dei migranti. Cosa che invece i nostri ministri sanno molto bene, come sanno che trattare con Joseph Muscat, il premier maltese, non è come trattare con una mammola. Un’altra cosa per cui Malta è andata un attimo di moda, sei mesi fa, in Italia, sono i MaltaFiles, una serie di leaks su questioni complicate di tangenti e petrolio che sfiorano persino la moglie del premier. Come sempre, nei leaks a cascata, c’era anche molta roba meno cruciale. In Italia c’eravamo concentrati più sulla fuffa. Li aveva pubblicati lei sul suo blog, “Running Commentary”. Ma Daphne era una giornalista vera, non una hacker prestata al culto della trasparenza. Giorni fa aveva detto di avere paura, era stata minacciata di morte. Oggi è salita sulla sua Peugeot 108 a Bidnija, nel nord di Malta, ed è saltata in aria. Come in una guerra sudamericana, come in una fiction di Netflix. Ma non è fiction. Che a un tiro di nave dal nostro paese, in un paese dell’Europa, fare la giornalista e farlo bene voglia dire essere ammazzati è un dettaglio che ora dovremo aggiungere alla nostra percezione di Malta. I nostri governanti, forse, pure.

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