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Siti Unesco italiani da spianare. Consigli a Trump

Maurizio Crippa

Appello al presidente degli Stati Uniti, ci aiuti a rendere l'Italia un “paese normale”

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La fuoriuscita degli Stati Uniti dall’Unesco forse non sarà minacciosa come lo sarebbe l’uscita della Turchia dalla Nato o quella di Pyongyang dalla Convenzione di Ginevra, se mai ci è entrata . Ma per un paese come l’Italia, che detiene il record di maggior numero di patrimoni dell’umanità dell’Unesco (53) e tanto sta investendo, alla faccia di Tomaso Montanari, per valorizzare le sue bellezze, l’occasione di un aiutino, un nudge, da parte di Trump è ghiotta. Se non gl’importa più dell’Unesco, e ha voglia di bombardare qualche sito tanto per fare allenamento, ci sono un po’ di posti a cui anche a noi farebbe comodo dare una rassettata.

 

Ne suggeriamo qualcuno. Il centro storico di Roma, così poi magari la Raggi si decide a ripulirlo. Le Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa, così possono bruciare in pace senza che Di Maio sia costretto tutte le estati a chiedere i Canadair a Macron. Il Cenacolo Vinciano, che a Milano di cinesi in gita non ne possiamo più. Per non parlare dei siti in predicato, che sono altrettanti. Come i vigneti coi muretti a secco della Valtellina, tanto per fare uno sgarbo a Ermanno Olmi. Insomma ci aiuti il fuoriuscito Trump a fare dell’Italia un dalemiano “paese normale”. E se ha bisogno un titolo per la missione, c’è sempre il berlusconiano “il paese che amo”.

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