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Se Bannon ci spiega l’orgoglio per Colombo, è finita

Maurizio Crippa

“Gli italiani devono essere orgogliosi di Cristoforo Colombo. Non rinunceranno a questo simbolo senza combattere”

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Domani è il 12 ottobre e almeno quelli come me cresciuti ai tempi della maestra unica, quando ancora ti lasciavano andare e venire da scuola anche a sei anni senza paura di incontrare Harvey Weinstein per la strada, si ricordano noiose mattine d’orgoglio e di disegni e pensierini sulle tre caravelle. Era una festa del popolo indigeno, nel senso noi italiani, e a nessuna maestra sarebbe venuto in mente di insegnare che la festeggiavano anche di là dal mare. Gli eroi e i navigatori eravamo noi, quelli erano soltanto stati scoperti, bontà nostra. Che festeggiassero pure loro il Columbus day, lo scoprimmo dopo, grandicelli. Come andrà domani, in posti come Los Angeles che ha deciso di celebrare la Giornata dei popoli indigeni, o ad Austin, Denver, San Francisco dove si sono scoperti tutti discendenti di Crazy Horse, non si sa. E, francamente, sono cazzi loro. Però da noi, a “Matrix”, è in arrivo un’intervista a Steve Bannon – sì proprio lui, quello di Breitbart – giunto per titillare l’orgoglio italiano: “Gli italiani devono essere orgogliosi di Cristoforo Colombo. Non rinunceranno a questo simbolo senza combattere”. E se ce lo deve dire lui, la versione politica di Weinstein, e nel giorno in cui il prode Puigdemont da Barcellona, dove pure Colombo vogliono sfanculare, dice: “Non abbiamo niente contro la Spagna e gli spagnoli… ma già da molti anni la relazione non funziona”, c’è qualcosa che non funziona più davvero, tra patriottismi e identità perdute.

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