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La resistenza di Edinson “Fico” Cavani contro Neymar è un’idea per la democrazia

Maurizio Crippa

Per togliere Di Maio dall’area di rigore non serve il codice di comportamento, basta la Var

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Edinson Cavani, a parte quel nome il cui significato non si rintraccia manco su Google, come quelli che chiamano i figli Maicon, o Gionni o, Dio ne scampi, Dibba, è un grande giocatore. A parte i capelli che lo accomunano a Casaleggio, parlandone da vivo, o a Mick Jagger, parlandone da eterno, è un uomo tutto d’un pezzo. Ora al Psg litiga di brutto con Neymar (che si chiama Mogi, nome perfetto per un programmatore informatico cinque stelle) che vuole tirare i rigori. Il sacro blog del Psg, con quel che gli è costato il giocattolo, ha deciso che il candidato fisso a tirarli sarà Neymar. A Cavani hanno offerto un bonus da un milione all’anno per farlo retrocedere dalle ambizioni da rigorista. Ma lui è uno tutto d’un pezzo, non un prezzolato. Uno alla Roberto Fico, diciamo. Ha risposto: col piffero, “non è lui il capo”. Né un milione né cento, dagli undici metri uno vale uno.

 

Quando chiuderà la sua splendida carriera, diciamo subito che uno incorruttibile come lui farebbe comodissimo, nella politica italiana. Anche perché Mogi Luigi Neymar, acciuffata per meriti divini la candidatura a rigorista senza passare manco dagli allenamenti, ha già fatto sapere che con lui “non c’è codice di comportamento che tenga”. E pazienza se Cavani ha un milione e mezzo di follower su Twitter, e lui 37 mila pirla su tutto il web. Però la cosa, se dal punto di vista sportivo appare un po’ loffia, alla politica potrebbe offrire un utile suggerimento. Per togliere Di Maio dall’area di rigore non serve il codice di comportamento, basta la Var. Con lui non è mai rigore: con lui è sempre simulazione.

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