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L’invasione dei salmoni irregolari fermata dagli idranti

Maurizio Crippa

Dalle vasche dell’azienda Cooke Aquaculture di Cypress Island, stato di Washington, che alleva però salmoni dell’Atlantico (i soliti irrispettosi liberisti selvaggi), sono scappati in cinquemila

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Senza bisogno di scafisti libici. Senza essere sospinti dai cambiamenti climatici, ma approfittando tutt’al più dello stellone (nero) dell’eclissi e della spintarella di un’improvvisa, scombussolata alta marea. Sono scappati. Così, soltanto per un istinto di libertà. Loro sono luccicanti salmoni, non migranti economici. Ma la storia è appassionante, da cartoon della Pixar, ed è presto detta. Dalle vasche dell’azienda Cooke Aquaculture di Cypress Island, stato di Washington, che alleva però salmoni dell’Atlantico (i soliti irrispettosi liberisti selvaggi), sono scappati in cinquemila. E apriti cielo, il dipartimento di Pesca e fauna selvatica ha lanciato l’allarme ai pescatori della zona: catturatene quanti più possibile, “indipendentemente dal numero o dal peso”. Tecniche da genocidio. Pare infatti che il problema sia di non mescolare le razze. L’impatto all’ecosistema potrebbe essere devastante, nel nuovo oceano i salmoni in fuga “potrebbero portare malattie, creare ibridi”. Che, per spiegarla a uno di Forza Nuova: è come se un negro si scopa tua sorella. Ma è bello, in tutto questo, sentirsi al sicuro. Innanzitutto, noi non abbiamo un leader obnubilato che guarda le eclissi a occhio nudo, mentre gli scappa tutto il pesce, ma un ministro cazzuto che con gli occhiali da sole ci dorme anche. E non gli scappa niente. E poi, nel caso, se arrivano fino al Mediterraneo, noi gli mandiamo contro la polizia con gli idranti.

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