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Ibrahimovic, Mourinho e Raiola, elogio di tre diavoli della pecunia

Maurizio Crippa

Spiacerà a Papa Francesco, ma la soluzione dell’affaire – quasi un ménage pecuniario à trois – tra Zlatan, José e ovviamente Mino, l’uomo nell’ombra, sotto la supervisione del Diavolo in persona, è degna di nota

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Il talento sportivo è complementare ma superiore al talento per la comunicazione. E tutti e due non sono niente, senza una cattiveria diabolica per gli affari. Spiacerà a Papa Francesco, ma la soluzione dell’affaire – quasi un ménage pecuniario à trois – tra Zlatan Ibrahimovic, José Mourinho e ovviamente Mino Raiola, l’uomo nell’ombra, sotto la supervisione del Diavolo in persona, è degna di nota. Ibra ha comunicato il segreto quasi di Pulcinella del suo nuovo contratto col Manchester United con un messaggio e un’immagine su Instagram e Twitter: lui che fa a braccio di ferro col Devil (Red Devil) e claim: “Zlatan is back”. Piccola geniale bugia: non c’è stato nessun braccio di ferro, bensì una grande danza magica, quasi un sabba finanziario, tra tre diavolacci che sanno di calcio, ma più ancora di soldi. Così a 35 anni e rattoppato, il più grande stakanovista del gol di tutti i tempi s’è ripreso un contratto se non d’oro dorato, contando sul fatto che per Mou avere uno così non è solo utile, ma fa bene alla macchina dello spettacolo (vulgaris: cash). E sullo sfondo il vecchio manovratore, che immaginiamo non ci avrà perso. Mettete in una stanza tre idealisti e De Coubertin, e scoppierà la guerra. Metteteci tre diavolacci attenti soltanto ai propri affari, e verrà fuori un giochetto coi fiocchi.

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