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Solidarietà a Morrissey dalla città costretta ai 30 all’ora

Maurizio Crippa

Se fosse un film con Harvey Keitel, sapremmo già chi vince, tra uno sbirro con la pistola e un geniaccio che gli fa le foto e gli risponde, sfottendolo: “Lei diverrà famoso”

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Morrissey, all’anagrafe, non è più un ragazzino. Ma questa è l’unica contravvenzione che gli si possa fare. Per il resto, gran cantante, pure bravo scrittore, e quel fare un po’ da spavalda testa di cazzo che hanno loro che hanno visto Manchester. Anche sfrecciare in contromano in Via del Corso con una Cinquecento, come una Gabriella Carlucci qualsiasi, potrebbe essere degno di contravvenzione: non tanto per il contromano, quanto per la Carlucci. Ma, a onor del vero, non guidava lui. Comunque niente che giustifichi il fatto che l’altra notte un poliziotto di Roma, nervosetto come certi sbirri di Harvey Keitel, gli abbia tenuto sventolata davanti al nasone la pistola, per un bel po’, ripetendo a macchina “lo so chi sei”. Voleva i documenti. Ma lui non ce li aveva. E che, sarà vietato andare a Via del Corso senza documenti, pure se sei Morrissey? Il ragazzaccio è uno che le guardie non è che proprio le abbia mai amate. Comunque è stato gentile, e rispondeva: “Conosco la legge, conosco i miei diritti e so che non hai motivo di fermarmi”. Il poliziotto ha strillato ancora un po’ e alla fine l’ha lasciato andare. Se fosse un film con Harvey Keitel, sapremmo già chi vince, tra uno sbirro con la pistola e un geniaccio che gli fa le foto e gli risponde, sfottendolo: “Lei diverrà famoso”. Invece siamo a Roma, la città in cui è un reato superare i 30 all’ora perché non sanno riparare le buche. E poi hanno pure il coraggio di chiederti i documenti, se prendi in contromano Via del Corso.

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