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L’impeachment per interposta persona di Emilio Fede

Maurizio Crippa

Ieri l’ex direttore del Tg4 è stato condannato a due anni e tre mesi per i falsi “fotomontaggi hot”

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Difendere l’onore e dal virtuale gabbio (a 86 anni, manco la Bindi con Totò Riina) Emilio Fede, con la sua ghirba di ceronato (e non ceronettiano) cinismo, non so. Anche no. Nel giorno poi che il mio amico Giuliano si augura che bastino due anni per fare dell’Impostore in chief un Nixon da tragicommedia. Nel giorno poi che la Corte europea fa sapere che dell’onorabilità e agibilità politica del Cav. decideranno a giugno 2018 (se c’è un giudice a Strasburgo, se la prende comoda) e per quel dì si sarà già votato, persino in Italia. Ma c’è qualcosa, qualcosa che non torna, come un fastidio.

 

O forse agli atti tornerà pure, però stride, suona come un insulto postdatato. Una specie di impeachment comminato per interposta persona, colpendo l’alter ego televisivo per sfregiare in effigie il bersaglio vero. Ieri l’ex direttore del Tg4 è stato condannato a due anni e tre mesi per i falsi “fotomontaggi hot” che avrebbe fatto confezionare per ricattare i vertici di Mediaset, quando venne licenziato nel 2012. Storiacce. Tre giorni fa s’era beccato tre anni e mezzo per concorso in bancarotta. La storia del raggiro a Berlusconi, che avrebbe sganciato due milioni e sette per salvare dai guai il povero Lele Mora (sempre storiacce), ma lui se ne sarebbe tenuto in tasca un milione e rotti. Non so. C’è quell’aria appiccicosa di vendetta trasversale, come sputare sulla fotografia per non aver potuto bruciare a suo tempo la persona. Troppo facile, no?

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