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“Prima era tutto più bello, la musica e i rami”. Agota Kristof, casualmente

Maurizio Crippa

Le parole della scrittrice ungherese, prestate al dolore per l'attentato di Manchester 

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"Piango la perdita dei miei fratelli, dei miei genitori, della nostra casa, che ormai è abitata da stranieri.

Piango soprattutto la mia perduta libertà.

Piango anche la mia infanzia, di tutti e tre, di Yano, di Tila e la mia.

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Sono svanite le corse a piedi nudi per il bosco sulla terra umida fino alla ‘roccia blu’; svaniti gli alberi su cui arrampicarsi, da cui cadere quando un ramo marcio si rompe; svanito anche Yano che mi aiuta a rialzarmi; svanite le passeggiate notturne sui tetti; svanito Tila che va a fare la spia alla mamma.

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Leggo ancora un po’, se ho qualcosa da leggere, alla luce del lampione, poi, mentre mi addormento tra le lacrime, nascono delle frasi nella notte. Mi girano attorno, bisbigliando, prendono un ritmo, delle rime, cantano, diventano poesie:

Prima era più tutto più bello,

la musica e i rami

il vento tra i miei capelli

e nelle tue mani

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protese

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il Sole”.

    

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Non piangeva una morte di ragazze per bomba, Agota Kristof in queste frasi secche e dolenti. Piangeva la sua propria libertà di ragazza persa in un collegio. Posto più brutto di un concerto, o così pensiamo. Un librino vecchio, pieno di vita e dolori. Lo stavo leggendo, casualmente, ieri notte. Quando un messaggio sullo smartphone mi ha avvertito. Casualmente.

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