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Siamo davvero stati sulla luna, e credo a Marco Lillo

Maurizio Crippa

L’attitudine alle bufale brilla sul nostro mondo più della luna in ciel

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"Sono veramente stato sulla Luna, ve lo posso assicurare. E sono in grado di confutare in modo scientifico e tecnico tutti i dubbi che si possono essere inventati”. Charles Duke è un generale di brigata dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti, ha 82 anni ma ne dimostra venti in meno, ha collezionato 4.147 ore di volo. E’ l’uomo più giovane ad aver mai lasciato un’impronta di moonboot lassù. Eppure uno come lui, che non ha mai guidato l’Enola Gay ma sarebbe stato capacissimo di farlo, qualche giorno fa all’università di Torino ha avvertito nell’aria un obbligo sociale, quello di iniziare così: “Sono veramente stato sulla luna”. Perché l’attitudine alle bufale brilla sul nostro mondo più della luna in ciel, quando la mirava Leopardi. Se vi pare normale. Bisogna ammettere che la Moon Hoax, la teoria del complotto dello sbarco sulla luna, è una delle cose più divertenti che si possano leggere, hanno tirato in mezzo persino Kubrick come regista. Ma che a tirar fuori per primo la panzana sia stato un laureato in Letteratura inglese della California meridionale (io li odio, gli umanisti della California meridionale) dice molto sul perché le fake governino le nostre menti. Mettete la parola “complotto” in Google news, ve ne appariranno almeno otto diversi, compresa l’Nba, solo negli ultimi giorni. Così è la vita. Per cui: volete che proprio io non ci creda, alle intercettazioni di Marco Lillo?

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