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I vent’anni da struzzo di Harry. Ben spesi, ragazzo

Maurizio Crippa

La bella intervista del principe non ereditario al Telegraph, in cui racconta il tempo passato con la testa sotto la sabbia per non pensare, ma proprio mai, a sua madre, a Diana

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Mi prendo una libertà che non dovrei, ma solo perché ieri la magnifica autrice di Cosmopolitics era in vacanza, così mi posso arrischiare a parlare della Royal Family senza sapere niente dei rimbalzi emotivi sul popolo britannico, e degli scarti d’umore sul post Brexit connaturati agli sbalzi d’umore dei reali. Però l’intervista (trenta minuti di chiacchierata) del principe non ereditario Harry al Telegraph, in cui racconta di vent’anni passati con la testa sotto la sabbia come uno struzzo, per non pensare, ma proprio mai, a sua madre, a Diana, che morì quando lui ne aveva dodici, è bella. Non struggente, no. Sincera. L’intervista consapevole di un giovane adulto che ha fatto una fatica tremenda. Come non può che essere. “Rifiutare anche solo di pensare alla mamma. Perché ti può aiutare? Ti fa solo stare male, non la riporta indietro”. Non che non ti può aiutare, no che non la riporta indietro. Così “sono stati vent’anni di pensiero cancellati, averla persa mi ha portato al rifiuto totale delle emozioni”. Poi ha fatto boxe, è meglio dare pugni, poi l’ha aiutato la terapia psicologica, senza guantoni. Ora per ricordare sua madre dice “kindness, compassion and service”. Che, a tradurlo per il senso che ha, ti verrebbe da dire: poi passa, ragazzo. Passa.

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