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La numerazione delle repubbliche e le crisi di governo

Maurizio Crippa

Le repubbliche sono eterne. Sono le crisi di governo, che con una bella dormita passano via

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"La parola crisi di governo non la vogliamo sentire pronunciare. Questi sono giochini da Prima Repubblica". Uno dei problemi del New Renzi è che dovrà aggiornare il repertorio dei giochi di società, la Ruota della fortuna è démodé. E soprattutto ripassare le numerazioni delle repubbliche. Prima, seconda e terza, pari sono. La storia di Riccardo Villari qualcuno se l’è ricordata. Nel 2008 era un senatore del Pd, e dopo un lungo tiro alla fune fu eletto, a sua insaputa, alla Vigilanza Rai. Con i voti del centrodestra e sublime divertimento di Berlusconi (ai tempi, il problema del Cav. era la Rai, mica Bolloré). Il Pd non lo voleva, non era il suo uomo, sebbene fosse suo. Gli chiese di andarsene, lui rispose: col piffero. Le commissioni parlamentari sono come la corona di Napoleone: Dio me l’ha data, guai a chi la tocca. Lo cacciarono dal partito. Lui si barricò in Vigilanza e non mollò. Nel 2011 era nel governo Berlusconi, nel 2013 era in Forza Italia. Adesso c’è Alfano che chiede a Salvo Torrisi, uno dei suoi, di dimettersi da presidente della commissione Affari costituzionali cui è stato eletto, anche lui a sua insaputa: “Spettava al Pd e noi rispettiamo i patti”. Torrisi risponde come Villari: col piffero. La crisi di governo sembra che non ci sarà: Mattarella si è limitato a girarsi dall’altra parte, sul suo candido cuscino istituzionale. Le repubbliche sono eterne. Sono le crisi di governo, che con una bella dormita passano via.

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