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Cino e Tom, due educazioni sentimentali per gli italiani

Maurizio Crippa

Mago Zurlì e 'er Monnezza: chissà chi ha segnato di più gli anni a venire

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Il bianco e nero è nebbia di ricordi, così in dissolvenza è facile sfumare Febo Conti, il prof. allegro di Chissà chi lo sa?, e sovrapporgli il volto di Cino Tortorella, che di Chissà chi lo sa? era invece l’idea e la regia. Perché Cino veniva da un buon liceo e dal teatro, pure il nome di Mago Zurlì se l’era preso in prestito da una piéce. Chissà chi lo sa? è stato la Wikipedia dei bambini prima di Wikipedia, quando la tv riusciva a trasformare la scuola secchiona in un reality e le classi si sfidavano a memoria sugli affluenti di sinistra del Po. Aveva inventato anche il Dirodorlando, che è il più divertente educational mai prodotto in Italia. Ma la sua cifra era la fiaba, la sua voce flauto, così per tutti resterà il Mago Zurlì. Di quando lo Zecchino d’oro era l’unico talent, e ci passarono in tanti. Giovanni Lindo Ferretti ce lo trascinò la suora, che a sua mamma diceva: “Male che vada ne faremo un cantante”. Fu tale il trauma che divenne punk e CCCP, e questa è la storia esemplare di una generazione. Tomas Milian aveva una storia inversa e irregolare, ma anche la sua colta, che dall’Actors Studio e da Cocteau e Bolognini l’aveva fatto approdare, via poliziottesco, a Er Monnezza, la sua maschera senza calzamaglia. E ha fatto approdare anche noi a una diversa educazione sentimentale, meno educational, scafata e trucida e ironica. E chissà chi ha segnato di più gli anni a venire, tra due maschere che volentieri nascondevano nel ruolo il loro gioco delle parti con la vita.

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