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Il disumano divieto di rovistare nei cassonetti della Raggi

Maurizio Crippa

Virginia Raggi ha annunciato un nuovo regolamento comunale. Fioccheranno le multe, homeless e punkabbestia avranno vita dura. Ma ha toppato anche stavolta

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La politica è trash, o è il trash che aiuta la politica?, si chiederebbe il noto filosofo della notte. Non saprebbe rispondere nemmeno Amleto, però ieri l’ineffabile Virginia Raggi ha annunciato un nuovo regolamento comunale (ah, il Regolamento) “che prevede il divieto di rovistare nei cassonetti e di trasportare i rifiuti prelevati”. Fioccheranno le multe, homeless e punkabbestia avranno vita dura, Papa Francesco farà un’Angelus di accorata denuncia. Ma l’Urbe farà un passo avanti: “Ora ciò non è previsto perché si persegue solo chi poi abbandona i rifiuti in strada”. Prima si poteva cercare, ma solo per portare a casa. Ya basta!

 

Però poi, volendo approfondire, si scopre che i Cinque stelle non sono all’avanguardia manco nel trash, e la Raggi anche stavolta ha toppato. L’ordinanza anti-rovistatori l’aveva proposta Alemanno nel 2008. Non funzionò. Nel 2014 fecero un editto simile a Napoli, non si direbbe abbia funzionato. Chiara Appendino, grillina pragmatica, a Torino si è limitata a far esporre cartelli: “Vietato lasciare i rifiuti a terra”. In sei lingue. Non starò a dire che a Milano dal 2012 c’è un’app per individuare il cassonetto più vicino, sarebbe campanilismo.

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Ma tornando a Raggi: nel suo inutile editto c’è qualcosa di inumano contro tutti noi. Se temi di aver buttato qualcosa accidentalmente, che fai? Corri al cassonetto. Ma ora? Ti arrestano al grido di monnezzà-tà-tà? E poi: si potrà ancora frugare nei frigoriferi sui marciapiedi? E fra le scie chimiche nei vicoli di Trastevere? Si potrà?

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