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Non uccidete Gabbani, lui credeva di essere alla Leopolda

Maurizio Crippa

Sarebbe stato perfetto, un’èra politica fa

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Per Rolling Stone “Gabbani balla, è uno spettacolo imbarazzante, inglorioso”. È “mood un po’ Battiato ma brutto… niente sostanza, nessunissima, parole a caso, balletti a caso: horror”. Nei tuìt, più insulti al maglione che alla sua scimmia nuda. Ma che ne sanno loro? Forse invece vincerà. E in ogni caso la colpa non è sua. Lui è arrivato in quota “giovane ironico intelligente”, un dovere nazional-culturale di Sanremo, ma la cristicchizzazione ogni anno perde un punto di QI. È arrivato perculando Desmond Morris, ritmando versi appiattiti e scafati, “la folla grida un mantra / l’evoluzione inciampa / la scimmia nuda balla”. Con le sue epistemologie post veritiere, “tutti tuttologi col web / coca dei popoli / oppio dei poveri”. Col suo disincanto rottomante, “comunque vada panta rei / and singing in the rain”. Sarebbe stato perfetto, un’èra politica fa. Avrebbe fatto un figurone, anni fa. Quando c’erano le motorette tra i cento tavoli e gli iPad sembravano il futuro. E i titoli “Big Bang” e “Viva l’Italia Viva”. Lì sì che Gabbani avrebbe fatto la figura di intellò, col suo smartissimo “occidentali’s Karma / la scimmia nuda balla”. All’epoca in cui Matteo diceva “sono più grillino io, di Grillo”. Ma non è colpa sua, a confondergli le idee c’era pure Paola Turci, che non ha l’età, però era vestita come la Boschi ante referendum. I Beatles cantavano “ognuno ha qualcosa da nascondere, tranne me e la mia scimmia”. A lui hanno nascosto il Nazareno, pensava di essere alla Leopolda.

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