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Rigopiano, il Circo Barnum della commozione

Maurizio Crippa
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Ammetto senza “paté d’animo”, come dicevano i politici d’antan, di non essere molto informato su questa vicenda di Rigopiano. C’è stata una slavina. Forse per il terremoto, forse è colpa della Protezione civile. Ci sono stati morti, dispiace; ci sono i salvati, bene; Barbara D’Urso è disperata, chissenefotte. La parte migliore d’Italia è pronta ad aiutare, chissenefrega. Forse è mancanza di fiuto per la notizia, ma in certi casi la differenza tra le notizie e le cose che, semplicemente, accadono, mi sfugge. Ci sono le slavine, i terremoti, i terroristi col tir. Succede. Un giorno capiterà a tutti, ciaone. E ci sarà un cronista a scrivere una belinata anche su di noi. I sogni spezzati, l’Erasmus mai fatto, l’ultima foto su Instagram. I coccodrilli da sciagura sono noiosi, no? Poi però, per forza, cade l’occhio su un tg, su una prima pagina, sui siti. Un delirio di “Miracolo Rigopiano”, “Hotel travolto, strage e accuse”, “L’urlo dei vigili”, “Video: commovente salvataggio dei superstiti”. Soprattutto i video e i tg: l’ossessivo mandare in loop gesti di speranza, frasi di speranza, applausi in diretta. Emozioni e condivisioni. Io me lo ricordo, Vermicino. Mi viene ancora schifo. Per cui mi chiedo, in mezzo a tutto questo creare eventi ed espettorare sentimenti, perché l’unico “sciacallo” sia Salvini coi doposci. Fa parte anche lui dello show. Chiuso il Circo Barnum per mancanza di pubblico, il più grande spettacolo del mondo è la commozione, no?

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