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Come farsi aiutare da Google a dire “oca” alla Raggi

Maurizio Crippa

La giunta della sublime sindaca ha approvato il “codice di comportamento dei dipendenti di Roma Capitale”

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Come si dica in romanesco, stretto o in versione basic, “take a thief to catch a thief”, non sapremmo dirlo e forse non lo sa nemmeno Virginia Raggi. Come si dica “whistleblowing”, pure lo ignoriamo. Ma a occhio e croce “fischiettare”, in italiano e tanto più nella capitale della pubblica trasandatezza, significa qualcosa di differente di quel che pensano gli anglosassoni. Ciò non ha impedito, in mezzo a tutte le priorità che l’Urbe avrebbe, alla giunta della sublime sindaca di approvare il “codice di comportamento dei dipendenti di Roma Capitale”, in ottemperanza al decalogo dell’Anac del dottor Cantone. D’ora in poi “i 23 mila colleghi di Marra” (cit.) avranno l’obbligo di “avvisare tempestivamente il proprio superiore gerarchico su eventuali segnalazioni di rischio o di illecito” e riferirne “in forma scritta” al direttore apicale. Con l’anonimato previsto dalla legge, ovvio. Ma forse farà fede pure l’irresponsabilità giuridica garantita dal Sacro Blog. I dirigenti avranno la responsabilità di vigilare sul rispetto delle misure per la prevenzione e il contrasto della corruzione. Che è un bel mot d’esprit, nel regno di Raggi. C’è il divieto di parlare con i giornalisti: ma questo è probabilmente un riflesso pavloviano dell’estensore grillino. Magari, i dipendenti capitolini potrebbero anche utilizzare, per orientarsi, i suggerimenti che appaiono sui suggerimenti della tastiera dell’iPhone. Pare sia un fake che se si scrive “Vesuvio” l’iPhone risponda “lavali”. Però, se scrivi “Campidoglio”, magari esce davvero: “Oca”.

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