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Piccolo pensiero sul fatto che 2017 meno cento fa 1917

Maurizio Crippa

Se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato è che, in mezzo a immani tragedie che si profilavano, avevano un gran senso della risata

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Io, come programmi per il 2017, ho una voglia di fare un cazzo che ve la raccomando. Così, prossimamente, credo mi limiterò a citare ogni qualvolta possibile ampi stralci dalle lettere, ma soprattutto dalle risposte, di Aldo Cazzullo ai lettori del Corriere della Sera, dacché sembrerebbe che l’ottimo inviato prenderà il posto venerando ora occupato da Sergio Romano (grandi auguri a chi viene e a chi va). Oggi, in attesa di cominciare, mi limito a citare un tuìt del mio amico Giuliano (@ferrarailgrasso per gli utenti sociali), in cui recupera, da chissà dove, una strepitosa profezia, o forse la più nera e involontaria delle battute di humor nero involontario, dello zar Nicola II. Il quale, tirando le somme pietroburghesi sul volgere dell’anno, disse, più o meno, così: “Il 1916 è stato un anno molto difficile, ma il 1917, sarà un trionfo”. Se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato, degli anni Dieci russi, è che in mezzo a immani tragedie che si profilavano e a colpi di genio nel gran teatro delle arti, avevano un gran senso della risata. Lo zar Putin, cent’anni dopo, francamente non saprei dire. Ma quest’anno si festeggia l’Ottobre, e lo farà in gran spolvero d’attualità. Quest’anno si festeggia pure – sono soltanto cinquant’anni, ma sembra più di un secolo – la Guerra dei sei giorni. E chissà se, verso giugno, saremo qui a dire, beh, questo 2017 sarà un trionfo. Ho quella vaga sensazione di no. Ma è solo così, per farci gli auguri. Poi chiederò a Cazzullo.

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