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L’illegalità della merendina e quelli “che studiano”. Storia

Maurizio Crippa

Una bella storia di come il paese delle regole e dell’invidia verso i portatori sani di ottimismo imprenditoriale

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Una bella storia di come il paese delle regole e dell’invidia verso i portatori sani di ottimismo imprenditoriale – o forse è una diagnosi del perché i giovani hanno votato No? – ci viene dalla ridente Moncalieri, cintura ex industriale di Torino. C’era un ragazzo dell’Itis Pininfarina che si era inventato un suo commercio per così dire tax free a scuola, vendeva sotto banco (o sopra) panini e merendine ai compagni. Beccato, o denunciato, era stato sospeso, con tuoni del preside contro il comportamento “disdicevole”. Acqua passata. Ma ieri cinquecento studenti della scuola hanno manifestato con striscioni: “Solo in Italia si premia l’illegalità e la furberia”. Il fatto è che al businessman della merendina è stata assegnata addirittura una borsa di studio dalla Fondazione Einaudi (liberali, si dirà) per premiare “lo spirito di iniziativa”. Niente da fare. Per i compagni, è un errore e un insulto: “Non ci pare giusto che venga premiata un’attività illegale e non invece il merito di chi studia tutto l’anno duramente”, hanno detto.

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Si potrebbe accettare l’argomento dell’attività “illegale”. Ma sembra molto peggio che una presunta “cultura della legalità” (l’associazione Libera s’è schierata coi protestatari legalitari) giunga a sanzionare la micro-iniziativa economica, nascondendosi dietro il risibile schermo del duro studio. (Come dire che il compagno imprenditore invece è un fancazzista, in quanto imprenditore). Ma l’importante è studiare, a Torino. Piccoli Zagrebelsky crescono.

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