Bob Dylan in una vecchia foto

Il grande Dylan non va, così si noterà di più la poesia

Maurizio Crippa

Ha scritto una lettera all’Accademia di Stoccolma: non potrà ritirare il Nobel per la Letteratura a causa di “impegni presi in precedenza”

In effetti un altro impegno ce l’aveva. Del resto solo noi banali imprudenti non programmiamo per tempo, e il 10 dicembre non è un giorno qualunque, chiunque voi siate. Esaurite le analogie irridenti con un altro genio, quello che aveva segnato un’epoca psico-politica col suo “mi si nota di più se non vengo, o se vengo e sto in disparte vicino alla finestra… No. Non vengo”, siamo arrivati al dunque. Dopo un silenzio durato un mese, aveva finalmente aperto la posta. Ringraziato, educato. E finalmente ha scritto una lettera all’Accademia di Stoccolma: non potrà ritirare il Nobel per la Letteratura a causa di “impegni presi in precedenza”. Mi si nota di più così, ha pensato, che accanto a una pletora di parrucconi. Ora aspettiamo che il mondo assetato di verità ci spieghi se l’impegno l’aveva davvero. Come se contasse qualcosa, per l’uomo indifferente che ha lasciato che metà della sua vita girasse attorno alla scusa (alla balla, alla verità) del suo falso incidente. Però, a costo di rischiare il disaccordo frontale con Carlo Verdone (anvedi!), a costo di dissentire da Antonello Venditti, che avrebbe preferito il premio a Leonard Cohen (in questo mondo di ladri si parla sempre a babbo morto), nel mio piccolo vorrei dire che no. E’ perfetta, poetica e perfetta, l’epifania dell’assenza che Bob Dylan regalerà. E lasciarsi scivolare via il Premio Comminato (mica leggerà il Foglio?) sapendo che la poesia è un’altra cosa, l’esserci del non esserci, sarà musica per i nostri occhi.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"