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Se il pol. corr. sessuale ad Harvard non vale per il soccer

Maurizio Crippa
La Harvard University ha sospeso la sua squadra maschile di calcio dal campionato, perché sono saltati fuori orribili “documenti” in cui i giocatori facevano “scouting” delle giocatrici della squadra femminile: non sull’abilità nel possesso palla, ma sull’appetibilità sessuale. Azioni “spaventose”,
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La Harvard University ha sospeso la sua squadra maschile di calcio dal campionato, perché sono saltati fuori orribili “documenti” in cui i giocatori facevano “scouting” delle giocatrici della squadra femminile: non sull’abilità nel possesso palla, ma sull’appetibilità sessuale. Azioni “spaventose”, screening espliciti. Da qui la decisione “seria e consequenziale” di sanzionare un comportamento “completely unacceptable” per Harvard e i suoi valori, sotto il profilo del rispetto di genere e delle donne. Senza la mania degli sportivi appassionati di qualsiasi classifica, comprese quelle che si fanno sotto la doccia e comprese le ragazze (ragion per cui la classifica del campionato è la meno interessante di tutte), non ci sarebbero i romanzi di Nick Hornby né un paio di sotto-filoni di magnifico cinema giovanilista. Ma soprattutto. Una recente indagine sostiene che il 54 per cento degli atleti di college ha commesso “raping”. E su 25 squadre di football 200 atleti hanno commesso reati vari. Solo che, per sport più economicamente importanti del soccer – il football o il baseball – si chiudono gli occhi, e fioccano le accuse ai college di insabbiare, e di pagare gli avvocati alle loro star. Ma anche il pol. corr., che ormai nella Ivy League è più estremo del rough sex, vale fino a un certo punto. Dipende dallo sport. Serie A, lato B.
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