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I ragazzi padri di Tobia e un battesimo con auguri

Maurizio Crippa
In tanti, e su qualche giornale, si sono scandalizzati in nome del catechismo di quel “cristianesimo fai da te”. Il parroco officiante ha detto solo che l’ha fatto nel solco delle parole di Papa Francesco: “Non rifiutate il battesimo a chi lo chiede”.
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I ragazzi di padre Tobia era una specie di Don Matteo della Tv dei ragazzi in bianco e nero, una volta. Ovvero sia una specie di catechismo omeopatico e in pillole, destinato presumibilmente a ragazzi che non andavano più all’oratorio, e che cresciuti non sarebbero andati a messa, ma più efficace di un oratorio per insegnare qualche scintilla non stupida di vita cristiana. Sabato è stato battezzato Tobia, il figlio (chiamiamolo così: qualcun altro lo metterebbe tra virgolette, ma in un corsivetto fa solo perdere due battute di testo, e in generale le virgolette fanno fare brutta figura a chi le usa) di Nichi Vendola. E apriti Cielo. In tanti, e su qualche giornale, si sono scandalizzati in nome del catechismo di quel “cristianesimo fai da te”. Il parroco officiante ha detto solo che l’ha fatto nel solco delle parole di Papa Francesco: “Non rifiutate il battesimo a chi lo chiede”. Al numero 1246 del Catechismo della Chiesa cattolica c’è scritto: “E’ capace di ricevere il Battesimo ogni uomo e solo l’uomo non ancora battezzato”. Fosse pure il figlio di nessuno. E nato come sia nato, l’anima ce l’ha. E se ha un’anima, ha un destino. San Tobia era un soldato romano martire a Sebaste con altri compagni, sotto Licinio. O forse è il Tobiolo dell’Antico Testamento, che nottetempo raccoglieva i cadaveri degli ebrei gettati dalle mura del palazzo del re di Babilonia dandogli sepoltura. Due gran destini sono racchiusi in quel nome. E magari non diventerà santo. Però, benvenuto al nuovo cristiano Tobia.
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