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Il mondo visto con gli occhi di Graziano Pellè

Maurizio Crippa
E' quello che agli Europei voleva fare il cucchiaio a Neuer. E’ quello che il ct Ventura ha sostituito, e se n’è andato insalutato ospite come una divetta degli Anni Venti offesuccia sul viale del tramonto. Non c’è un bambino al mondo che vorrebbe mettersi una maglia con scritto Pellè sulle spalle.
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La squadra più forte in cui ha giocato Pellè (su dieci) è il Southampton. Basterebbe questo. Pellè è quello che agli Europei voleva fare il cucchiaio a Neuer. E’ quello che il ct Ventura ha sostituito, e se n’è andato insalutato ospite come una divetta degli Anni Venti offesuccia sul viale del tramonto. C’è chi dice che non sia neanche male. Io no. E basterebbe questo: non c’è un bambino al mondo che vorrebbe mettersi una maglia con scritto Pellè sulle spalle (il calcio come sogno è sublimato per sempre nel vangelo secondo Aldo, Giovanni e Giacomo: “Ma proprio la maglia di Sforza dovevi metterti?!”. “Quelle di Ronaldo erano finite”). Bisogna sforzarsi di immaginarlo, come sia il mondo visto con gli occhi di Pellè: più sono brocco, più faccio il gradasso; più mi mettono in panca, più ritengo di essere incompreso; più sono esteticamente impresentabile, più pretendo visibilità; più io sono Pellè, più voi non siete un cazzo. E questo, il mondo visto con lo strabismo ciabattaro di Pellè, basterebbe e avanzerebbe a dire che altro che cacciarlo, se la merita, la convocazione nella Nazionale inguardabile di un paese non credibile. Pellè è un modo di vedere il mondo. Un modo stupido di pretendere un posto nel mondo. Se poi, bontà sua, volesse appendere le scarpe al chiodo, sarebbe perfetto per fondare, in Italia, un partito antipolitico. Se preferisse stare all’estero, potrebbe farsi assumere come picchiatore dall’Ukip.
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