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Friedman come Balotelli

Maurizio Crippa
Poi le carriere in declino si assomigliano un po’ tutte. Sei stato un talento sulla bocca di tutti, sfoggiavi una tartaruga di muscoli editoriali da fare invidia, ti chiamavano SuperAlan o SuperMario, hai scritto My Way, la prima biografia “assolutamente inutile” (copyright Buttafuoco) del Cavaliere.
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Poi le carriere in declino si assomigliano un po’ tutte. Sei stato un talento sulla bocca di tutti, sfoggiavi una tartaruga di muscoli editoriali da fare invidia, ti chiamavano SuperAlan o SuperMario, hai scritto My Way, la prima biografia “assolutamente inutile” (copyright Buttafuoco) del Cavaliere. Ma viene il momento che sei fuori squadra. Non l’avresti detto mai. Ti chiami Alan Friedman, un po’ italiano e un po’ no, un po’ sovrappeso anche tu. Così prendi l’Huffington Post (chi altri?) e fai l’intervistona: “Lascio Mondadori-Rizzoli. Vado alla Newton Compton. Lì troverò un editore puro e indipendente che mi ha garantito piena libertà d’espressione”. Newton Compton è un bell’editore, non proprio il Barça dei libri. Però “devo dire che mi ha corteggiato per diversi mesi, facendomi sentire voluto e apprezzato”. Che evidentemente l’avevano sempre castrato, prima. Fatto giocare fuori ruolo. Messo in panchina. Né più ne meno come Balotelli, per dire un altro fuori rosa e fuori carriera. Che rischiava di finire dall’editore Zamparini di Palermo e alla fine s’è accasato al Nizza, la Newton Compton del calcio. Costa Azzurra dei pensionati. Chissà se anche lui, andandosene, ha detto: “Me ne vado dal Milan perché mi sento più libero lontano da Berlusconi. E mi corteggiavano proprio”. A Nizza.
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