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Il sogno di al-Madia (e pure di al-Raggi) e i fannulloni

Maurizio Crippa
Una mattina presto Marianna bin Matteorenzi al-Madia, ministra (senza portafoglio) per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione del sultanato di al-Matteo, è entrata in certi uffici pubblici di sua competenza e li ha trovati malinconicamente vuoti, come una piazza di De Chirico a Ferragosto.
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Una mattina presto Marianna bin Matteorenzi al-Madia, ministra (senza portafoglio) per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione del sultanato di al-Matteo, è entrata in certi uffici pubblici di sua competenza e li ha trovati malinconicamente vuoti, come una piazza di De Chirico a Ferragosto. Così ha preso carta e penna, o forse lo smartphone, e ha licenziato tutti, ma tutti, gli impiegati assenti. Poi, siccome è di sinistra e ha il senso innato della giustizia, ha licenziato anche tutti i dirigenti responsabili dell’ufficio e colpevoli della sua desolata vuotezza.

 

Oppure. Una mattina di buon’ora Virginia bin Beppegrillo al-Raggi è entrata in certi uffici capitolini e, trovandoli desolatamente vuoti, bomba d’acqua o no, invece di convocare i presidenti dei Municipi e annunciare l’imminente riorganizzazione del personale del comune, ha licenziato tutti: apicali, funzionari, dirigenti, e semplici impiegati, che avessero o no la cellulite. Invece no, fine del sogno. Non erano al-Madia e nemmeno al-Raggi. Era lo sceicco del Dubai, Mohammed bin Rashid al-Maktoum, che una mattina presto è entrato davvero in un pubblico ufficio e l’ha trovato deserto, e ha licenziato tutti gli assenteisti e gli alti dirigenti. Però questo: al-Maktoum è sovrano dell’emirato nonché primo ministro di un paese felice in cui non c’è il bicameralismo perfetto, non c’è la Cgil, non c’è D’Alema, l’esecutivo è blindato e non serve manco cambiare la Costituzione. Sì, è vero, c’è l’islam. Ma a volte funziona.

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