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Tra Grasso e Caridi

Maurizio Crippa
Del senatore Antonio Caridi, gruppo Grandi autonomie e libertà, e del suo contenzioso giudiziario non abbastanza sappiamo, dunque non parliamo. Il senatore di Ala Ciro Falanga, che dice “Tortora, innocente in carcere, scriveva alla moglie: ‘Guarda per me il mare e baciami un fiore’”, ce lo saremmo anche risparmiati.
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Del senatore Antonio Caridi, gruppo Grandi autonomie e libertà, e del suo contenzioso giudiziario non abbastanza sappiamo, dunque non parliamo. Il senatore di Ala Ciro Falanga, che dice “Tortora, innocente in carcere, scriveva alla moglie: ‘Guarda per me il mare e baciami un fiore’”, ce lo saremmo anche risparmiati, in nome della buona oratoria. Ieri sera il senatore Caridi si è presentato al portone di Rebibbia, con una certa dignità. Poco prima il Senato aveva votato a favore della richiesta del suo arresto: 154 sì, 110 no, 12 astenuti. Ci piace immaginare che avesse la stessa aria dignitosa il presidente Pietro Grasso quando ieri mattina, dopo una “notte difficile”, è entrato in Aula e ha annunciato il suo personale ribaltone dell’ordine dei lavori, imponendo di mettere al primo posto il voto sull’arresto, che invece era all’ultimo. Ma sapete com’è, è come per i carabinieri: magistrato antimafia una volta, magistrato per sempre. Ci piacerebbe però immaginare – e qui la cosa si fa più difficile – che avessero la stessa dignità di Caridi i senatori che hanno votato sì. Invece è andata così: di fronte al voto segreto, nel Pd hanno avuto paura che i grillini votassero no per poi accusare, as usual, i dem di inciucio. E per non far brutta figura coi mozzorecchi, hanno salutato Caridi. Molto dignitoso.
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