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Donne che odiano le donne. Rodotà Vs Melania

Maurizio Crippa
Non sono americano e non sono nemmeno un trumpista triviale, o almeno non mi è mai sembrato. Non più di tanto. Ma non ho mai avuto nulla da ridire sulle modelle di biancheria intima. Fanno parte di quei dettagli piacevoli che la vita regala e che mettono per qualche istante di buonumore.
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Non sono americano e non sono nemmeno un trumpista triviale, o almeno non mi è mai sembrato. Non più di tanto. Ma non ho mai avuto nulla da ridire sulle modelle di biancheria intima. Fanno parte di quei dettagli piacevoli che la vita regala e che mettono per qualche istante di buonumore. Però, francamente, mi mettono più allegria, anzi mi fanno proprio ridere, certe sussiegose signore di buona famiglia e di giuste letture, consacrate ai toni acidini della bella scrittura. Maria Laura Rodotà, ad esempio. Sul Corriere sghignazza sull’eventualità che, vincesse The Donald, l’America si troverebbe con la first lady Melania, che è stata indossatrice di intimo. Anzi “la prima ad aver vissuto a Milano in quanto modella”, il che per lady Rodotà vale come aver fatto la kapò. Peggio: la seconda first lady straniera, e la prima non madrelingua. E’ slovena e vive in un villone di Palm Beach, la sciagurata. Non sono americano, ma non so perché dovrebbe essere più augurabile, agli americani, avere una first lady corrispondente in lingue estere, o docente di Semiotica di Harvard. Aver fatto l’indossatrice è un lavoro come un altro, ce n’è di intellettualmente più penalizzanti. A meno che, in ossequio alla nouvelle vague corrierista, dopo gli sputazzi alla Brexit e al suffragio universale, Rodotà non abbia preso a schifo anche quel che decide di votare la miglior democrazia del mondo. Piuttosto delle risatine a culo di gallina, voterei persino io il buonumore delle modelle di intimo.
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