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Se persino Tyson non è abbastanza cattivo per Trump

Maurizio Crippa
Sepolto l’avevamo sepolto, quello dai pugni buoni. Qualcuno gli aveva dato anche dello stronzo, chissà perché, ma insomma è andato, Muhammad Ali. Sepolto abbiamo sepolto anche l’altro dai pugni buonissimi, Bud Spencer.
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Sepolto l’avevamo sepolto, quello dai pugni buoni. Qualcuno gli aveva dato anche dello stronzo, chissà perché, ma insomma è andato, Muhammad Ali. Sepolto abbiamo sepolto anche l’altro dai pugni buonissimi, Bud Spencer. Così non resta che ripescare, nel pantheon dei pugni micidiali, quello che invece fin da bambino è rimasto appeso ai suoi pugni cattivi. Insomma Mike Tyson, uno che delle donne pensa anche peggio di Trump. Passa il tempo, lui compie cinquant’anni, celebrazioni per l’uomo che è stato l’idea stessa della forza bruta, la nemesi di quel fighetto di Ali. Il nero cattivo che aveva fatto innamorare, letterariamente s’intende, Joyce Carol Oates. Ne ha fatte di ogni, ma è pur sempre un’icona dell’America d’acciaio, così che è spuntata la notizia che potessero invitarlo alla convention dei repubblicani, quella che incoronerà Trump. Ma è così cattivo, Tyson, che persino The Donald ha dovuto smentire subito, via Twitter. “Iron Mike Tyson non è stato invitato a parlare alla convention, anche se sono sicuro che avrebbe fatto un buon lavoro, se fosse venuto”. Con rammarico, ma Tyson non è ancora pronto per Trump.
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