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Il Vittorioso Feltri va. Il Cav., con gli scudieri, seguirà

Maurizio Crippa
Adesso torna a Libero, da direttore (e non chiedetemi quale volta è), perché “il Giornale è come la moglie, e Libero un figlio”.
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Il bello di Vittorio Feltri è che è il più bravo del giornalismo italiano a scartare come un cavallo (cavallo di razza) e cambiare posizione e lasciare di princisbecco quelli che pensavano di aver già capito la prossima mossa. Mossa del cavallo, ovviamente. Un gioco di società in voga da immemorabile tempo nelle redazioni, è: ma adesso Feltri sta al Giornale, o è a Libero? Dal Giornale se ne andò la prima volta motivando: “Ne avevo piene le balle. Dopo 4 anni… i giornali sono come le donne, a un certo punto ti stufi”. Adesso torna a Libero, da direttore (e non chiedetemi quale volta è), perché “il Giornale è come la moglie, e Libero un figlio”. Vittorio Feltri li ama i figli, e i cavalli, ma non è un uomo che sussurra ai cavalli. Di solito urla nelle orecchie, con la sua invidiabile voce testosteronica. Ma non ai cavalli, bensì ai somari che non capiscono mai, o sempre più tardi di lui, come stanno le cose. Così adesso, appena rimesso piede a Libero da editorialista aveva detto al Cav. – al Cav. di cui ha smesso di essere innamorato, se mai lo è stato, da molto tempo – che votare no al referendum su una riforma che aveva approvato, per fare uno scherzetto a Renzi, non è una mossa da cavallo ma da asini. Lui l’ha capito, a Libero vedremo. Finirà che lo capirà anche il Cav. e gli scudieri, come l’intendenza, seguiranno.
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