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L’ultimo stratagemma di Grillo Schopenhauer

Maurizio Crippa
Prendete Salvini, Trump o qualsiasi altro insultatore seriale che va per la maggiore, e dovrete convenire che Beppe Grillo è, nel suo genere, un genio archetìpico, perché riesce e ribaltare l’argomentum e avere sempre ragione.
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Prendete Salvini, Trump o qualsiasi altro insultatore seriale che va per la maggiore, e dovrete convenire che Beppe Grillo è, nel suo genere, un genio archetìpico, perché riesce e ribaltare l’argomentum e avere sempre ragione. L’ultima che ha fatto è stata presentarsi in un teatro di Sicilia e dire con le lacrime agli occhi (lacrime dal ridere, forse però) che il suo amico più caro, il Gianroberto Casaleggio, requiescat, l’hanno ucciso i giornali, a furia di insulti. E poiché lui era un uomo mite e schivo, e altra arma non aveva per difendersi che querelare, alla fine c’è morto, per quegli insulti seriali che gli facevano. E detto da uno il cui nuovo capo partito, il Di Maio, se ne va in giro a dire che bisogna liberare l’Italia dal Pd – non vincere le elezioni, ma proprio liberare l’Italia – è un bell’argumentum. Ma Grillo è fuoriclasse non per caso, e va da sé che abbia mandato a memoria L’Arte di ottenere ragione di Schopenhauer, segnatamente al paragrafo “Ultimo stratagemma”, che recita: “Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani… questa regola è molto popolare poiché chiunque è in grado di metterla in pratica”. Modesto: chiunque forse, ma meglio di lui nessuno. Tant’è che ci ha fondato sopra un partito. Ma Casaleggio l’avete ucciso tutti voi, rassegnatevi, e a noi non resta che dargli ragione: scusaci, Cinquestello.
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