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L’incredibile storia delle cimici all’Inter (sentire Davigo?)

Maurizio Crippa
Ok, Prince è morto, Bertolaso è ancora vivo e nel ponte della Liberazione pioverà equamente su partigiani e Brigata ebraica. Però è sabato e torna il campionato e ci si potrà divertire – quelli almeno che hanno da divertirsi, col campionato. Dalle mie parti di tifoseria, ad esempio no.
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Ok, Prince è morto, Bertolaso è ancora vivo e nel ponte della Liberazione pioverà equamente su partigiani e Brigata ebraica. Però è sabato e torna il campionato e ci si potrà divertire – quelli almeno che hanno da divertirsi, col campionato. Dalle mie parti di tifoseria, ad esempio no. Però siccome l’Internazionale FC è la società più pazza e piena di risorse spettacolari della storia del calcio, qualcosa di delizioso riesce sempre a regalarlo. Si è infatti saputo che una decina di giorni fa, in una riunione in cui l’amministratore delegato Michael Bolingbroke stava rassicurando tutti sul futuro societario, con un coup de théâtre meglio di un colpo di tacco di Icardi ha tirato fuori una cimice, di quelle da intercettazioni.

 

Attenzione a quel che dite e massimo riserbo su tutto, ha intimato ai suoi, che questa l’abbiamo trovata sotto una delle nostre scrivanie. E chissà chi stava intercettando, e per sapere che cosa, all’Inter. E’ vero che giusto ieri sono arrivati dei cinesi (sembra veri) che vogliono entrare nel business, e quella è gente che non si fida. Ma se, più banalmente, qualcuno avesse voluto carpire gli arcana del Mancio e l’alchimia delle sue formazioni, si sarebbe confuso e incasinato peggio dei pm di Livorno. Massimone Moratti, tranquillo, ha liquidato: “Una cosa ridicola e fasulla. Non erano cimici”. E tra lui e l’amico Tronchetti Provera, si dirà, sì che se ne intendono. Però, senza saper né leggere né scrivere, sarebbe meglio chiedere a Davigo. Casomai avesse orecchiato qualcosa.

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