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Sei reaction di Facebook sono tante o poche? Vedi la Boschi

Maurizio Crippa
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Si chiamano Like, Love, Ahah, Wow, Sigh, Grrr. Da mercoledì sono le nuove “reaction” di Facebook che consentiranno a un’utenza tendenzialmente coincidente con l’intera umanità di passare dal basico mi piace che ci siamo fatti piacere finora alla possibilità di esprimere sei (ben sei!), stati d’animo differenti. Sembra niente, ma è come la vita degli scimmioni di 2001 Odissea nello spazio dopo l’incontro con il monolite, è l’ingresso nell’èra del libero arbitrio.

 

Due cose incuriosiscono. La prima è che il team che ha lavorato a queste extension delle facoltà di giudizio ha spiegato di averne testate 15 (magari troppe, in effetti: 15 espressioni differenti non le raggiungerebbe manco DiCaprio se vincesse l’Oscar), ma poi hanno ridotto per poter funzionare in tutto il mondo. L’altra sono alcuni commenti, fatti da persone molto più smart di me e che sanno di cosa parlano, secondo cui passare dalla regola binaria alla tastiera lunga è invece negativo: rallenta la capacità reattiva, insomma devi starci a pensare. E magari alla fine scopri che sei reazioni non sono tante, sono poche. Allora meglio non averle.

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Ma per stare al pratico, come la vita che per Woody Allen tende ad assomigliare alla cattiva televisione, c’è da dire che ormai la politica tende ad assomigliare alle scelte umorali di Facebook. Ad esempio sentendo la Boschi dire: “Sarebbe inaccettabile immaginare una attività intercettativa degli Stati Uniti verso un governo alleato”, quale reaction avreste usato, Ahah?

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