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Viva Lady Casamonica. Bruno, ma che stai a di’?

Maurizio Crippa
Indeciso come sono, non saprei dire se trovo più noioso Bruno Vespa o la fiction di Mafia Capitale. Così ieri non ho seguito le polemiche (tu chiamale, se ce la fai, “polemiche”) e non so se siano stati di più gli umiliati perché la Rai invita in trasmissione i Casamonica, o gli offesi perché Vespa,
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Indeciso come sono, non saprei dire se trovo più noioso Bruno Vespa o la fiction di Mafia Capitale. Così ieri non ho seguito le polemiche (tu chiamale, se ce la fai, “polemiche”) e non so se siano stati di più gli umiliati perché la Rai invita in trasmissione i Casamonica, o gli offesi perché Vespa, dopo aver sfidato con coraggio quei pericolosi malviventi, non è stato ancora nominato procuratore antimafia. Però martedì sera, in quello zapping del dormiveglia che serve per accertarsi che il mondo sia ancora tutto lì, dentro la televisione, sono stato catturato dalla singolar tenzone tra il giustiziere di “Porta a Porta” e la signora Vera Casamonica, una matrona di borgata vagamente pasoliniana. La scena è stata questa. Vespa incalzava con la protervia di un pm, snocciolando ipotesi di reato, capi d’accusa, reperti fotografici ed elenchi di assegni a vuoto. Un interrogatorio, più che un’intervista. Assisa e guardinga, la matrona elencava smentite e replicava, con quel bel senso dell’ovvio che solo le massaie possiedono, quando guardano i talk-show e li sgamano: “Ma che stai a di’?”. Da una parte la retorica carogna del giornalismo giudicante, dall’altra la legittima difesa di una cittadina. Complimenti alla signora.
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