PUBBLICITÁ

L’invenzione dei folli e quegli omoni uccisi per un Tso

Maurizio Crippa
Quasi d’un tratto, alla fine del Medioevo, la lebbra scomparve dall’Europa. E gli edifici destinati a ospitare, e tenere lontani, i lebbrosi divennero luoghi del nuovo isolamento per i nuovi umani paurosi: i folli.
PUBBLICITÁ
Quasi d’un tratto, alla fine del Medioevo, la lebbra scomparve dall’Europa. E gli edifici destinati a ospitare, e tenere lontani, i lebbrosi divennero luoghi del nuovo isolamento per i nuovi umani paurosi: i folli. E’ il fulminante inizio della Storia della follia nell’età classica di Michel Foucault, un libro a dir poco illeggibile, ma che dovremmo forse continuare a leggere. Iniziò allora “quell’esperienza correzionaria di isolamento e prigionia” della follia che ci ha accompagnati fino a poco fa. O ci accompagna ancora. Il Tso, Trattamento sanitario obbligatorio, è una privazione della libertà personale di un innocente, seppure imposta al fine del suo bene. E’ lo stato che prende in consegna un corpo, un’anima. Ne ha responsabilità. Così c’è un sindaco che deve firmare, e autorizzare il grave passo di mandare le guardie, gli infermieri. L’altro giorno, a Torino, il corpo e la mente di un omone di cento chili seduto ai giardinetti dovevano essere presi in consegna. Ma è finito morto strangolato dagli agenti, chissà come. Qualche giorno fa a Treviso un ragazzone di cento chili e una mente troppo leggera è scappato in mutande nei prati, i carabinieri l’hanno raggiunto ed è finita che gli hanno sparato. Ci fu un tempo antico in cui i folli erano il segno di Dio, o “dell’umana tragicità” (Foucault), nessuno li cacciava, nessuno li rinchiudeva. Li rispettavano, forse.
PUBBLICITÁ