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Mark Travaglio, “Manoscritto trovato sul Frecciarossa”

Maurizio Crippa
I romanzi in cornice, quelli col manoscritto miracolosamente ritrovato, ci fanno impazzire dai tempi di Potocki, per non dire di Eco e Manzoni. Lo aspettavamo, e quel talentaccio del nuovo Mark Twain ce l’ha regalato. Grazie.
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I romanzi in cornice, quelli col manoscritto miracolosamente ritrovato, ci fanno impazzire dai tempi di Potocki, per non dire di Eco e Manzoni. Lo aspettavamo, e quel talentaccio del nuovo Mark Twain ce l’ha regalato. Grazie. Insomma: “Trenitalia ci chiede di pubblicare le due relazioni della capotreno A. G. citata da Marco Travaglio il 28 luglio”, eccetera (Umberto Eco: al confronto sei una pippa). Va detto che nell’arte del pastiche l’autore eccelle, così che l’apocrifo (dài, è apocrifo per forza: troppo bello) di A. G. riesce magnifico e credibile, quando mette in scena il Travaglio-personaggio: “Io non pagherei. Solo per un errore di digitazione di una persona si deve ripagare il biglietto”. E che cazzo! Per una cosuzza a sua insaputa? Per un banale abuso d’ufficio che manco la Severino punirebbe? In che paese siamo? Con piglio alla De Luca, Travaglio nega il reato in sé. Poi, “fomentando”, va all’attacco: “Siete dei ladri, questo è un furto, vi mandano a derubare le persone”, che manco Salvini quando invita a non pagare la Tasi. “Tutto ciò che elenca Travaglio nel suo articolo… corrisponde a un cumulo di menzogne”, è la versione di A. G. Segue risposta del Narratore Onnisciente che, va da sé, si dà ragione. “Ma soprattutto spero che Trenitalia modifichi le sue regole”. Noi speriamo invece che entri in scena un detective giustizialista, come il Gorilla di Dazieri, che li arresti, quei portoghesi. Legalità, che diamine.
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